Ancora su Anna Demuro

Ancora su Anna Demuro

di Leo Spanu


In un precedente articolo abbiamo parlato della vasta e poliedrica attività di questa artista naturalizzata sorsense. Qui vogliamo segnalare, per brevi cenni, un interessante lavoro che  Anna Demuro presentò tra gli anni 1999 e il 2002. Si tratta di trenta tele sulle principali fasi della storia della drammaturgia e della commedia isolana riunite in uno studio intitolato: Il teatro in Sardegna. La sua storia tra sacro e profano.
Anna Demuro rappresenta le maschere tipiche del teatro popolare. C’è da dire che la Sardegna ha una vasta tradizione di maschere legate al carnevale o a storie locali ma, queste maschere non hanno un rapporto con la tradizione teatrale sarda (peraltro molto limitata). Personaggi cupi e spaventosi come i "Mamuthones" di Mamoiada e i "Boes e Merdules" di Ottana o gli inquietanti ed enigmatici "Componidori" della Sartiglia di Oristano non si prestano certo ad un racconto. Invece "su Dottori", "su Piscadori", "sa Panettera", "sa Viuda" sono immagini della vita quotidiana, rappresentano il popolo nelle sue varie componenti e nei suoi riti. Persone che diventano personaggi che, con alcune varianti (vedi "su Dottori" che può essere identificato col più famoso dottor Balanzone) si possono ritrovare in molte parti d’Italia e che finiscono col diventare maschere in quel piccolo e tragicomico teatro  della vita di quartiere e di paese. Ognuno col suo bagaglio di vizi (molti), virtù (poche), abitudini consolidate, pettegolezzi, chiacchiere e beffe varie.
I quadri di Anna Demuro fotografano con molta ironia  ed anche con una venatura di malizia questa varia ed avariata umanità, persone nelle quali non vorremmo  mai riconoscerci perché sono una parte della nostra identità, quella parte che vorremmo tenere nascosta perché in fondo (qualcuno molto in fondo) ci vergogniamo un po’. Allora scherziamo sui nostri difetti,  mettiamo una maschera a coprire la nostra  mediocrità forse per allontanare dal cuore e dal pensiero l’idea della nostra incapacità ad essere veri. Costa fatica cercare di essere migliori, più facile abbandonarsi alla rassegnazione e alla logica del “chi se ne frega “ e  ridere degli altri ( di noi un po’ meno!). Andrebbe tutto bene se non ci fossero gli artisti a ributtarci davanti allo specchio per mostrarci come siamo. Uomini o maschere? Fate voi!











Commenti

Post popolari in questo blog

Cantanti italiane. Parte prima

Cantanti italiane. Parte seconda

Donne di Sardegna 2

Modello Giuditta

Attrici francesi di ieri

Case chiuse, tariffe e sconti per i militari (R)

Il Re Travicello

Gente di Sorso-1-

Una canzone per te: Nella mia città

Platamona 1951-2014. Nascita e declino